Vacri. Paese sul #tratturomagno.

Vacri Santuario Italico Vacri. Il suo nome deriva dalla parola latina ”lavacrum” (crinale di colline soggette ad acque dilavanti) ovvero da “akros” (estremità a punta).

 

Si hanno notizie documentate del paese nel 1056 quando viene citato come “bacri di teate”. Le prime conoscenze storiche su Vacri sono legate ai frammenti di vasi di terra cotta, rinvenuti in località Porcareccia insieme ad altri reperti e strutture databili al III-II secolo A.C., provenienti dalla decorazione architettonica di un santuario italico indice della presenza di un insediamento umano sul territorio. Unici e singolari sono i sigilli della “Universitas Vacri” risalenti all’800. Degna di rilievo, inoltre, la presenza riscontrata di una “rivendita” della carboneria denominata “i seguaci di Achille”.

 

La storia medioevale e quella antecedente all’Unità d’Italia ricalca, in maniera pressoché totale, quella dei paesi confinanti ed è caratterizzata dalle varie figure dei feudatari che si sono succeduti nel tempo nel dominio sui territori e sugli abitanti della zona. Nel XV secolo diventa feudo della famiglia Furlani e successivamente, nel XVI secolo, dei Caracciolo di Santobuono. Questi ultimi, nel XVII secolo, vendettero i possedimenti ai fratelli Torricelli che successivamente li passarono sotto il dominio dei Valigani. In epoca più recente, Vacri ha visto uno sviluppo più o meno costante ed oggi è una delle zone privilegiate dell’Abruzzo per tutti i visitatori che sono alla ricerca, non solo delle eccellenze, specie quelle legate al vino, ma anche di un turismo sostenibile volto alla preservazione dell’ambiente e delle identità locali.